Lo smart working come risposta immediata all’emergenza Coronavirus – aggiunge Pullara – ha certamente garantito seppur con tante limitazioni la continuità dei servizi della P.A., durante tutta la fase 1 della pandemia, in particolare delle amministrazioni, della scuola e delle imprese, ma quello che milioni di persone hanno sperimentato in questo periodo non può essere considerato “smart working”, è piuttosto, una forma di “lavoro casalingo”, sostenuta da limitata strumentazione tecnologica e da una debole organizzazione di indirizzo da parte delle amministrazioni che, spesso, si è tradotto in disordine organizzativo e resa poco produttiva.
Superata la fase di immediata risposta all’emergenza – continua Pullara – bisogna intervenire su una regolamentazione dello smart working di gran lunga più dettagliata, indicando sia i requisiti tecnici e le dotazioni tecnologiche necessarie per consentire la continuità della prestazione di lavoro da remoto, che le modalità organizzative di lavoro da remoto, che sia programmato e comunicato in modo da permettere agli uffici di lavorare con efficienza produttiva e agli utenti di ricevere in continuità e senza ritardi i servizi richiesti .
Diversamente lo smart working si traduce in inefficienza e scarso rendimento, con una ricaduta pesante sulla qualità dei servizi, e non solo ma anche una disparità di resa evidente rispetto a chi ha scelto di lavorare in ufficio.
Per tale motivo – prosegue Pullara – non è possibile mantenere due regimi diversi di prestazioni a parità di remunerazione, per cui mi farò promotore di un odg impegnando il governo regionale, sentite le organizzazioni sindacali, per regolamentare l’attività in smart working in maniera dettagliata e comparabile a quella dei loro colleghi che lavorano in ufficio, anche a rischio di rimanere contagiati e con risultati di efficacia ed efficienza altalenanti”.
La vera sburocratizzazione non sta solo negli interventi di urgenza ovvero nei poteri straordinari che riguardano il brevissimo periodo ma soprattutto negli interventi strutturali di efficienza ed efficacia della macchina amministrativa, in modo da essere valide ora e sempre, con la misurazione reale delle prestazioni rese e del contingente necessario a renderle.
La Sicilia – conclude Pullara- prima fra tutte le regioni deve dimostrare di saper essere all’avanguardia e non vista come la regione canaglia per come spesso accade nei talk show.
comunicato stampa