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Don’t Touch: il progetto contro la violenza sui minori presentato agli studenti durante l’evento “Oltre i confini”

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«La sinergia tra Enti pubblici e privati è fondamentale per abbattere le barriere e rendere a tutti gli stessi servizi che vengono erogati alla popolazione residente. L’obiettivo di Don’t touch è proprio questo: facilitare l’accesso ai servizi della popolazione migrante». Così Nicola Sequenzia, project manager di “Don’t touch”, il progetto che ha l’obiettivo di prevenire e contrastare la violenza nei confronti dei minori stranieri residenti nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo, nel corso dell’evento formativo “Oltre i confini: storie e racconti per conoscere l’altro”. L’incontro, realizzato per celebrare i 15 anni di attività della Cooperativa Sociale Badia Grande, si è svolto nei locali dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Calvino-Amico” di Trapani.

Relatori l’on. Pietro Bartolo, europarlamentare, medico di Lampedusa, noto per essere stato dal 1992 al 2019 il responsabile delle prime visite ai migranti che sbarcavano sull’isola, la professoressa Annamaria Fantauzzi dell’Università di Torino, etnopsicologa e presidente dell’associazione onlus Prati-Care, e il dottor Antonio Sparaco, responsabile del Servizio di Salute Globale dell’Asp di Trapani e coordinatore del progetto I CARE.

 

“Don’t Touch”, finanziato alla cooperativa sociale Badia Grande dal Ministero dell’Interno ai sensi del FAMI 2014-2020, è un progetto sperimentale di governance dei servizi rivolti all’utenza straniera. Avviato un anno fa in partenariato con il Consorzio Universitario Unisom e l’Asp di Trapani, il progetto prevede il potenziamento dei servizi già esistenti e la sperimentazione di nuovi.

 

«Grazie all’Asp di Trapani – ha spiegato Sequenzia– stiamo creando una Procedura Operativa Standard per l’emersione e la presa in carico di vittime o potenziali vittime di violenza sperimentando all’interno dei centri di accoglienza, grazie ai laboratori svolti dalle nostre equipe multidisciplinari, delle modalità operative. La supervisione tecnica dell’Asp ci darà la validazione di questa procedura, per far sì che sia riconosciuta e noi proveremo a diffonderla a tutti coloro che operano nel settore dell’immigrazione e nel sociale. L’obiettivo- ha aggiunto– è di fare in modo che restino delle linee guida anche dopo la fine di “Dont’touch”, perché l’immigrazione non è più un’emergenza ma un fenomeno mondiale. A tal proposito, sempre in sinergia con l’Asp stiamo lavorando ad un protocollo per dare supporto ai bambini che provengono dall’Ucraina, per aiutarli ad affrontare i traumi della guerra».

 

Nell’ambito del progetto “Don’t touch, sono stati aperti tre sportelli antiviolenza nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo al cui interno operano un’assistente sociale, uno psicologo, un operatore legale ed un mediatore culturale. E’ stato, inoltre, avviato un corso di alta formazione realizzato dal Consorzio Universitario Unisom, in collaborazione con Dipartimento di Scienze Psicologiche dell’Università di Palermo, a cui partecipano 250 tra operatori pubblici e privati.

«I nostri destinatari diretti – ha precisato Nicola Sequenzia– sono gli operatori pubblici e privati che si occupano di immigrazione.  Attraverso questo corso stiamo fornendo gli strumenti necessari per livellare le loro competenze, per fare in modo che non deleghino qualcun altro ad intervenire, per garantire un intervento tempestivo a chi ne ha bisogno. Stiamo lavorando sulla sensibilizzazione del fenomeno. A breve attiveremo una unità mobile itinerante, avvieremo un’app multilingue ed un portale dedicato. Infine mi fa piacere sottolineare- ha concluso Sequenzia- che alla rete territoriale hanno già aderito circa 65 Enti tra pubblici e privati che hanno sottoscritto una strategia di intervento comune di fronte a casi di vittime o potenziali vittime di violenza».

 COMUNICATO STAMPA